È una pratica di alcune zone del Ghana, che comporta l'offerta di giovani donne ai sacerdoti dei culti tradizionali, da parte delle famiglie con la speranza di espiare colpe, reali o presunte, quasi sempre frutto di comportamenti tenuti da membri maschili della famiglia stessa. Spesso la famiglia non è a conoscenza del crimine commesso finché non si abbattono su di essa varie sciagure, interpretate come punizioni divine.
Sebbene le origini di questa pratica siano lontane e difficilmente rintracciabili, la trokosi è ancora ricorrente soprattutto nella regione del Volta. Un'indagine recente ha mostrato che ci sono almeno trentanove santuari Trokosi attivi nelle aree di Volta e Dangme, diciotto nel distretto di Tongu nord (Adidome), otto in quello di Tongu sud (Sogakope), cinque a Ketu, tre a Keta, due a Dangme ovest e uno nel distretto di Akatsi. In tutto ci sono più di mille Trokosi. La più alta concentrazione di santuari è a Tongu, dove vengono anche perpetrati i crimini più spietati.
Con l'Amendment Act 29 del 19 giugno 1988 al Criminal Code del 1960, il Parlamento del Ghana ha promulgato una legge che condanna con la reclusione qualunque tipo di schiavitù rituale o tradizionale e ogni forma di lavoro forzato collegato a rituali tradizionali. Forte è stata la reazione dei sacerdoti riunitisi nell'associazione Afrikan Mission nel 2002, hanno etichettato la legge come "neocolonialista", volta a distruggere la tradizione africana, imponendo a livello formale e sostanziale uno stile di vita prettamente occidentale e una forma di evangelizzazione del popolo africano.
Dal 1988 in Ghana la situazione non è cambiata di molto e nessuno è ancora stato condannato. Esiste un movimento di liberazione delle donne trokosi che riunisce donne, associazioni per i diritti umani e ONG cristiane, che continuano a lottare per porre fine alla pratica, e hanno ottenuto la liberazione di oltre 2000 schiavi trokosi negoziando accordi individuali con le comunità santuario. Tale emergenza impegna la società civile in un nuovo movimento per l'abolizionismo.
In alcune parti del Ghana se un genitore commette una colpa non deve affrontare le conseguenze. Ha la possibilita' di mandare una figlia preadolescente in un santuario speciale che dovra' servire per il resto della vita, espiando i peccati dei suoi genitori o dei familiari.
In Ghana, una combinazione di due parole tra loro incompatibili ha creato una delle tradizioni piu' barbariche: schiavitu' infantile. La parola 'Trokosi' e' una combinazione di due parole ewe (una delle lingue principali del Ghana), 'tro' e 'kosi'. 'Tro' significa divinita', e 'kosi' schiavo. Trokosi significa quindi schiavo di una divinita'. E' una tradizione che comporta l'offerta di ragazze giovani ai sacerdoti dei culti tradizionali da parte dei parenti, nella speranza che questa azione serva a espiare i peccati commessi dai genitori o dai loro familiari.
Il sistema 'Trokosi' e' una delle pratiche piu' antiche ancora presenti tra gli ewe, e le sue origini sono avvolte nel mistero. Ma secondo la tradizione orale cui si riferiscono i sacerdoti e gli anziani 'trokosi', le sue origini possono essere fatte risalire alla pratica di pagare le divinita' per i servizi resi. Un 'Trokosi', nella sua forma piu' comune e umiliante, comporta il dono alla societa' di una vergine che non ha ancora avuto le sue prime mestruazioni per espiare il peccato o la colpa commessa da un familiare. In questo modo la ragazza diventa schiava della divinita', anche se, con un eufemismo, viene chiamata moglie della divinita'. Rimane a vivere nel
santuario, al servizio del sacerdote e delle altre figure presenti nel santuario. In alcuni casi inoltre, dopo la sua morte deve essere sostituita nel santuario da un'altra ragazza della famiglia.
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