(Pusan -Corea del sud- 1927)
Attivista per i diritti delle donne:
"Avevo 15 anni quando un giorno sono uscita per fare commissioni, all'improvviso due tipi prendendomi per caviglie e polsi, mi gettarono in un camion come un sacco di patate. e insieme ad altre ragazze fummo trasportate in una prigione senza darci da mangiare. Eravamo costrette a lavorare in un bordello per militari, ma io non sapevo neanche cosa volesse dire. Una ragazza di 14 anni che si rifiutò di prostituirsi venne uccisa e il corpo gettato in strada per dar da mangiare ai cani. Non ricordo la prima volta, ricordo solo di aver pianto molto e la lunga fila di uomini in attesa. Ho trascorso tre anni in un bordello nel nordest della Cina e ogni giorno dovevo prostituirmi con circa 30 soldati giapponesi."
Oggi in Corea del sud queste donne, quelle rimaste e ormai tutte oltre la soglia degli ottant’anni, stanno lottando per ottenere scuse ufficiali da parte del governo giapponese che ancora oggi nega il coinvolgimento diretto nella costituzione e nella gestione dei bordelli. Lo fanno dimostrando ogni mercoledì, dall’8 gennaio 1992, davanti all’ambasciata giapponese di Seul e portando ovunque la loro testimonianza.
(Pusan -Corea del sud- 1927)
Attivista per i diritti delle donne:
"Avevo 15 anni quando un giorno sono uscita per fare commissioni, all'improvviso due tipi prendendomi per caviglie e polsi, mi gettarono in un camion come un sacco di patate. e insieme ad altre ragazze fummo trasportate in una prigione senza darci da mangiare.
Eravamo costrette a lavorare in un bordello per militari, ma io non sapevo neanche cosa volesse dire. Una ragazza di 14 anni che si rifiutò di prostituirsi venne uccisa e il corpo gettato in strada per dar da mangiare ai cani.
Non ricordo la prima volta, ricordo solo di aver pianto molto e la lunga fila di uomini in attesa. Ho trascorso tre anni in un bordello nel nordest della Cina e ogni giorno dovevo prostituirmi con circa 30 soldati giapponesi."
Oggi in Corea del sud queste donne, quelle rimaste e ormai tutte oltre la soglia degli ottant’anni, stanno lottando per ottenere scuse ufficiali da parte del governo giapponese che ancora oggi nega il coinvolgimento diretto nella costituzione e nella gestione dei bordelli.
Lo fanno dimostrando ogni mercoledì, dall’8 gennaio 1992, davanti all’ambasciata giapponese di Seul e portando ovunque la loro testimonianza.
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